Stefano Roveda

Roberto Pugliese, Onde (ph. Michele Lapini)

Videoinstallazione immersiva “Antropicon”
Ideazione e montaggio:Stefano Roveda
Ricerca e selezione d’archivio: Alessandro Gagliardo
Postproduzione: Federica Ravera
Sound design:Marco Cernuto
Produzione:Matango.tvnde

https://stefanoroveda.com/Artworks/Antropicon/Antropicon.html

Videoinstallazione immersiva
4 video FullHd sincronizzati e 4 speakers Durata 45’ 20”

Quest’opera è dedicata all’anti militarismo, passandoci faticosamente attraverso.
Immergersi fra le strade dei conflitti geopolitici è pesante ma doveroso. “Antropicon” è un videoaffresco ispirato al Panopticon, un carcere circolare in cui ogni detenuto viene osservato costantemente da un “centro”. Siamo tutti immersi in questa gabbia circolare e come siamo osservati, osserviamo. Da un nostro “centro”. Ribaltando questa prospettiva di 180 gradi, sono arrivato ad Antropicon, un videoaffresco immersivo, format ereditato dai nostri maestri trecenteschi e rinascimentali. Il punto di vista in soggettiva è quella di un osservatore proiettato nel quotidiano di alcuni luoghi della guerra post coloniale globale.
La guerra vista da vicino è operata da giovani e giovanissimi incaricati da vecchi che gli hanno assegnato un ruolo in questo teatro paradossale.
Sembrano immagini inedite per i grandi media: perché? Si comprende, spero, come la logica dello scontro sia perdente, anzi contagiosa. E’ con militari addestrati e fedeli che si proteggono politiche economiche paradossali e assassine, con il giuramento militare, la forza brutale e il teatro dell’assurdo, unitamente. Ma spesso i manifestanti copiano dai militari uniforme, atteggiamenti e comportamenti, dimostrando di essere stati contagiati dal morbo… Nella mia lettura, l’atteggiamento punk di attacco e sbeffeggio totale si inquadra nel rifiuto di partecipare a questa messa in scena invasiva. Questo lavoro utilizza esclusivamente materiale di archivio. Circa 300 ore di videoregistrazioni da cui ho scelto oltre 1000 spezzoni poi assemblati nel grande video affresco. Ho sperimentato formalmente un linguaggio visivo che si allontana da quello cinematografico, documentaristico o di news, Ho cercato di ricreare una situazione di vissuto reale ispirandomi al linguaggio delle webcam. I tempi lunghi servono a immergersi in un tempo reale altro, non c’è la selezione di eventi topici uno dietro l’altro, i tempi “morti” sono pieni di dettagli e danno il tempo di riflettere e comprendere fenomeni.
Sotto il profilo storiografico per me è un passo oltre. Dopo la storiografia del particolare fondata sul linguaggio verbo motorio e la mimica, la ricerca di aneddoti e dettagli per ricostruire la storia attraverso un mosaico di microstorie (Museo città di Lucca 1998, Museo della Resistenza 1999, ed altri), poi l’indagine tramite le mappe emozionali (Serie dei “Portatori di Storie”: Fanoi 2009, La quarta Scala ed altri) per ricostruire la storia attraverso le emozioni umane significanti, in questa opera immersiva la storia è raccontata tramite l’emozione. L’esperienza di vivere in mezzo alle strade in subbuglio del mondo.

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